I quadri di Vitalin per la Stria ’79

.

Contributo per la pubblicazione  “A passeggio con Vitale Camillo Ganzoni”,  Società culturale /PGI Bregaglia 2011

.

.

Gian Gianotti,   I  quadri  di  Vitalin  per  la  Stria  ’79
.

Proponendo la Stria ’79 con un gruppetto di iniziatori avevamo trovato subito voci favorevoli e piene di entusiasmo, ma ci eravamo anche esposti, in valle, a tante reazioni fortemente negative.

Il successo finale non ci aveva dato soltanto la soddisfazione meritata, ma soprattutto la conferma che una grande maggioranza della popolazione era riuscita a valorizzare un’attività, nonostante fosse stata svolta da persone che non godevano della fiducia degli enti ufficiali.

I favorevoli salutavano il coraggio, sostenendo che era ora che si ricominciasse a occuparsi di una nuova edizione. Dal lontano 1952 erano trascorsi 25 anni e si sapeva ancora che dopo la rappresentazione del 1930 l’intenzione era stata di riproporre la Stria ogni 10 anni.

La più grande critica era quella della nostra sfacciataggine, di crederci all’altezza di misurarci con coloro che si erano messi a disposizione una volta, e proveniva con non poca veemenza dal Circolo di Bregaglia, da una buona parte della direzione della Società culturale e da una bella fetta della Conferenza magistrale.

Alla richiesta di un contributo finanziario il primo dichiarava con supponenza di elargire la somma di fr 2’000 a Stria realizzata con la condizione che fosse stata gradita dal pubblico. La seconda e la terza disquisivano su tagli, messinscena, regia, ecc. senza serie cognizioni di causa… e senza presentare alternative! L’unica accettata sarebbe stata quella di non realizzarla!

Dunque tutta una gamma di offese nei confronti di un gruppo che si considerava giovane, forte, sostanziale e competente e – grazie a tale fermezza e alle garanzie da parte della Televisione della Svizzera Italiana che avrebbe sostenuto il progetto con importanti contributi materiali come costumi, luci, pubblicità e realizzato su pellicola la ripresa e la documentazione dell’intero spettacolo – deciso a andare avanti.

In seguito all’istituzione di un comitato, cominciarono così i lavori. Trovare gli attori risultò molto più difficile di quanto pensato, i tagli del testo sfioravano il sacrilegio, la pace tra le religioni poteva essere messa in discussione … 0gni argomento suscitava una caterva di contro-argomenti, paure, riflessi di sfiducia. Il grande successo ottenuto spense tutto quanto.

.

1979

.

La parte scenica che qui ci interessa di più non suscitò né critica né ammirazione, anche se le “discussioni del mercoledì” tematizzarono l’idea della scena e messinscena. Ampio consenso dunque, nonostante la dimensione ottica: le rappresentazioni che si erano viste una e due generazioni prima non potevano essere semplicemente riprese. In quest’ambito poi la TSI aveva definito gli standard della manifestazione teatrale, molto lontana ovviamente dalle precedenti. Si volevano però anche avere degli agganci all’edizione del ’52, come già questa aveva fatto con quella del ’30.

.

1952

.

Nel 1952 si domandò al maestro Vitalin di creare le scene. (Quelle del 1930 di Giovanni Giacometti depositate nell’Albergo Elvezia erano state distrutte da un incendio nel 1945). Al tempo Vitalin insegnava a Castasegna, era il pittore della valle, aveva frequentato dei corsi di arte a Firenze. Non si sa perché non facesse parte di quel comitato (contrariamente a Giovanni Giacometti nel’32), se di sua volontà oppure no.

Vitalin si accinse all’opera dipingendo sette grandi quadri (ca.6.00 m x 2.50 m) per la stessa sala e lo stesso palcoscenico di una ventina di anni prima, presso l’Albergo Elvezia a Vicosoprano. Se li abbia realizzati seguendo indicazioni, documenti o disegni dell’edizione del Giacometti non siamo in grado di ricostruirlo.

Le foto-ricordo con tutti gli attori in scena non bastano per dare un’impressione adeguata e non ci sono riprese fotografiche dei soli quadri completi di Giacometti. E se Vitalin li avesse visti direttamente nel ’32, allora era 17enne e studente alla magistrale di Coira, quindi non coinvolto nello spettacolo come attore. Resta dunque da supporre che lavorò secondo il suo migliore sapere e potere, visitando e figurandosi i posti definiti e voluti dal testo.

Nel’ 79 abbiamo utilizzato soltanto i quadri di Nasciarina, Pungell, San Gadenz e del paesaggio di Soglio con le montagne della Bondasca. Questi ci sembravano più adatti e di più alta qualità artistica. Gli altri, la piazza e strada davanti al Pretorio, la stüa dello stesso e la prigione non si adattavano al concetto di allestimento che cercava la soluzione teatrale secondo una pretesa ritmica dello spettacolo… dunque una massima leggerezza e velocità di cambiamenti di scena, nonché una riduzione al minimo del materiale storico (mobilia, suppellettili), proprio per accennare a argomenti storici tradizionali scelti, e non come allestimento di documentazione.

E cosi volevamo anche “salutare” lo spettacolo del ’52 ripresentando almeno questi quattro soggetti in forma di quadri e non come scenografie d’ambiente. Nell’elenco dei partecipanti della Stria ’79 l’apporto di Vitalin figura come “Quädar – Vitale Ganzoni”.

 

.

1979

.

Peccato che al tempo non si sia fatto un discorso con Vitalin, da documentare. Sarebbe stato almeno un atto di rispetto e di riconoscenza a una persona che si era impegnata anni prima per lo stesso lavoro. Questo contributo possa almeno, anche se in ritardo, esserne un segno.

Resta la documentazione filmata, alcune fotografie e ancora il ricordo. E resta il testo che non ha altro senso se non quello di essere letto e riletto, se non quello di essere riproposto e riguardato in scena.

 

(Questo contributo fu scritto in stretta collaborazione con Gian Andrea Walther, 2010)

.

.

Errata-corrige 1: La Stria fu rappresentata per la terza volta nell’anno 1930, in primavera, e non nel 1932 – come ho scritto due volte in questo articolo.
Errata-corrige 2: Nel 1930 Vitalin Ganzoni compiva dunque 15 anni il 15 luglio 1930 – così in primavera non era ancora studente a Coira, come lo avrebbe potuto essere nel 1932, ma era un ragazzo dell’ottava classe, e con una certa probabilità avrà anche visitato una rappresentazione della Stria del 30. Per il resto del testo la data non ha conseguenza.

Prego di scusarmi, Gian Gianotti

.

.

.