Gianotti, CONFINI E NO

1997     S / I / it

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Locandina:  art&graphica, Sondrio

Produzione festiva per il bicentenario, 1797-1997:  CONFINI E NO
200mo/teatro, Sondrio-Coira-Milano, Bianca Bianchini

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Gian Gianotti,  CONFINI E NO

200mo/teatro, Sondrio-Coira-Milano
Prima: 10 ottobre 1997, Teatro Pedretti Sondrio, Prima mondiale

17 rappresentazioni in Valtellina, Bormio, Val Chiavenna, Grigioni e Milano
>>>   Le date delle rappresentazioni

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Gruppo esecutivo del Comitato promotore:
Pietro Biavaschi, assessore della Provincia di Sondrio
Bianca Bianchini, dirigente della Provincia di Sondrio
Georg Jäger
Paolo Rainieri
Guglielmo Scaramellini
Bruno Ciapponi Landi, coordinatore organizzativo

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Spettacolo teatrale per i 200 anni
dalla separazione della Valtellina Bormio e Chiavenna
dalle Tre Leghe Grigioni,
il 10 ottobre 1797

Lo spettacolo fu registrato dalla Televisione della Svizzera italiana RTSI
e andato in onda il 10 ottobre 1998

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Regia e scenografia – Gian Gianotti
Musica – Claudio Berberio
Costumi – Madlaina Gmür
Organizzazione – Gente Assurda, Sondrio

Assistenza alla produzione – Davide Benedetti

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Fotografie: Studio Federico Pollini Sondrio

GLI  ATTORI:

Laura Flematti, la mamma
Mattia Bertolazzi, il bambino-signorino
Mirton Vajani, la nonna
Giovanni Besio, il padre

Elisa Pro, la bambina-innestata
Irina Makarova, la bambina-innestata
Veronica Crippa, la bambina-innestata
Giuseppe Gambarri, il messaggero

Paolo Gobetti, il dottor Lavizzari
Enrico Moroni, il conte

Fabio Bettinelli, il fratello-somaro

Chiara Moroni, la bambina
Francesca Micheli, la signorina-sposina
Sabrina Rossi, la sposa
Cristina Vaghi, una vicina

Isabella Castellini, una vicina
Luciana Cairoli, una vicina
Francesca Micheli, una vicina

Roberta De Devitiis, Giuseppe, il servitore del Commissario
Alessandro De Giobbi, lo sposo

Stefano Scherini, il fratello-studioso

Fabio Bettinelli, don Filippo Piazzi
Giovanni Besio, procancelliere Giacinto Carbonera

Alessandro De Giobbi, uomo pro
Giuseppe Gambarri, uomo contro
Enrico Moroni, dottor Pietro Martire Ferrari

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Giuseppe Trabucchi, musicista
Luca Trabucchi, musicista

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Collaboratori

Davide Benedetti, assistenza alla regia
Cristina Rizzi, assistenza alla stampa
Olga Vinals Martori, trucco
Alessandro, luci
Giuseppe Sforza, tecnica, luci
Andrea Maspero, tecnica, amministrazione
Gerri Magon, tecnica, assicurazioni
Elena Gianoli, aiuto costumi
Daniela Manzocchi, aiuto coreografia
Rosaria Pezzini, grafica
Federico Pollini, fotografie
Cooperativa Gente Assurda, sostegno amministrativo

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CONFINI E NO   –  il contenuto e lo spettacolo:

È la storia di una famiglia che vive in Valtellina negli anni del 1785 al 1815 circa. Le persone si confrontano su fatti e conflitti che sono simbolicamente tratti dalla storia della regione. Le scene presentano momenti umani, familiari e sociali.

Le relazioni interfamiliari sono accompagnate dalla lettura oggettiva di lettere, trattati, dichiarazioni e contratti storici.


Confini e no” è uno spettacolo teatrale che mette in scena la storia ipotetica di una famiglia valtellinese durante il trentennio dal 1785 al 1815. Aspetti significativi delle comuni radici, relazioni tra uomini semplici e personaggi storici illustri vengono drammatizzati in un contesto moderno e “antinaturalistico”, accompagnato dall’interpretazione letterale di documenti storici e ufficiali (importante il decreto napoleonico di Passariano, del 10 ottobre 1797, con cui la Valtellina e i contadi vengono annessi alla Repubblica Cisalpina) e da canzoni e melodie originali dell’epoca e della valle.
La storia delle due regioni subisce in questo modo una rilettura critica secondo una prospettiva condivisa e proiettata verso il futuro. Divulgare la storia comune, contribuendo nello stesso tempo alla revisione critica della storiografia delle due aree, è uno degli scopi di questa rappresentazione che si avvale della partecipazione di due attori professionisti (Mirton Vajani e Stefano Scherini) e di una ventina di attori provenienti dalle compagnie teatrali locali. Molti di questi sono di “Gente Assurda”, la giovane compagnia di Sondrio che fornisce allo spettacolo anche l’aiuto regista Davide Benedetti.
Sfumati i ruoli classici di prim’attore, sulla scena prendono corpo situazioni e suggestioni molteplici, non di rado intersecatesi tra loro per dar vita a un prodotto che appare “corale” fin dalle prime battute: ognuno ha un posto nella vita, ognuno ha un posto sulla scena dove l’equilibrio sembra essere il bene da salvaguardare. “Se tutti vogliono che tutto resti com’è, e tutti vogliono che tutto cambi”, riflette sullo sfondo la bambina “come si fa a non cambiare qualcosa … e a mantenere tutto com’è?”. Un interrogativo fondamentale, quasi un gioco di parole, che sembra riassumere il senso di un testo che si muove lieve tra confini e no.

 

 

Le scene:
1     La partenza del bambino-signorino per lo studio fuori valle. Il bambino resterà via per anni.
2     Il padre lo accompagna e lo lascia partire.
3     Il dottor Lavizzari racconta degli innesti antivaiolosi.
4     La bambina si domanda perchè lui può partire e lei no e parla della libertà delle persone, dei sentimenti e delle relazioni.
5     La nonna la educa, dicendo che tutto resta sempre com’è e che il principio delle strutture non cambia mai.
6     La mamma si domanda se i cambiamenti delle persone nelle strutture devono sempre essere motivo di guerra.
7     La sorella si domanda perchè la nonna parla di relazioni se non ne capisce niente e si fa signorina-sposina.
8     I genitori perdono la speranza di avere ancora un segno di vita del bambino-studioso.
9     La signorina-sposina sa che tutto cambierà e che tutto sarà differente, ma non lo dice a nessuno.
10   La nonna tiene per morto il bambino-studioso e sparte il resto della sua dote tra i famigliari.
11   Giuseppe, il servitore del Commissario, si presenta e racconta del processo alle gattane.
12   Lo sposo parla della sua posizione e presenta il suo contratto coniugale.
13   La sposa accetta la pretesa della società.
14   Il messaggero parla dei trasporti della merce che esce dalla Valle, mentre quasi nulla rientra.
15   Il fratello-studioso rientra e nessuno lo riconosce.
16   Il dottor Lavizzari riepiloga l’andamento degli innesti antivaiolosi che si praticarono ai figliuoli de Salis.
17   Lo sposo rappresenta e difende la forza maschile e la struttura famigliare.
18   Lo studioso domanda alla sposa perchè lei accetta di aver perso i suoi sogni di una volta.
19   Lei si arrabbia e gli domanda cosa ne voglia capire lui di queste cose.
20   Lui parla dei grandi cambiamenti che capitano fuori.
21   Il conte difende le strutture e posizioni divine e naturali.
22   Il fratello-studioso racconta di altre possibilità.
23   Gli uomini della Valle si organizzano per la libertà valtellinese.
24   Le vicine, Giuseppe e la sposa vedono la vita.
25   Gli uomini della Valle preparano il licenziamento del Governatore a Marca e decantano la libertà.
26   L’idea della confisca dei beni grigioni in Valtellina.
27   Alcuni personaggi raccontano dei loro vecchi sogni.

In più, in questo programma sono intrecciate parti di tre scene di Stefano Torelli:
–    Il primo innesto antivaioloso nella Rezia Cisalpina, 1763
–    Il processo alle gattane, 1659
–    La partenza dell’ultimo Governatore Grigione, 1797

La prima simbolizza l’innesto di una nuova idea e forza in una persona o società …
la seconda simbolizza l’ordine strutturale sostenuto per mantenere l’ordine esistente,
la terza funge da citazione storica.

Canzoni e melodie accompagnano e sviluppano idee nuove e ricordi.

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Il programma:
>>>   CONFINI E NO     pdf, 6 pagine

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>>>    Il Contenuto
>>>    Il testo
>>>    Fotografie
>>>    Le rappresentazioni

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STAMPA:          

>>>  CONFINI E NO,  preannuncio
>>>  A teatro per i 200 anni di libertà e buon vicinato,  INFORMATION SZENE, (traduzione italiana)
>>>  Theater zu Feier von 200 Jahren Freiheit und guter Nachbarschaft,  INFORMATION SZENE, (Originalsprache)  15.10.97 
>>>  Quando il surrealismo cancella la Storia,  PROVINCIA,  8.10.97
>>>  CONFINI E NO, RTSI,  Comunicati stampa,  27.10.98
>>>  Bondo, “Confini e no” di Gian Gianotti,  Il GRIGIONE italiano, Elda Simonett-Giovanoli  6.11.97
>>>  Cristina Rizzi  – critica
>>>  Cristina Rizzi  – intervista
>>>  Ultima a Milano,  21.12.97

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Derungs Martin, Robert Walser ASCHENBRÖDEL

1997     M / S / D

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Plakat: Ruth Schürmann

Martin Derungs
Robert Walser ASCHENBRÖDEL, Musiktheater
theaterforum Shedhalle Zürich, Projektleitung Gian Gianotti

 

Robert Walser ASCHENBRÖDEL
Musiktheater von Martin Derungs
Libretto Gian Gianotti, Martin Derungs

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Shedhalle Zürich, Rote Fabrik
Premiere: 14. März 1997, Uraufführung

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Musikalische Leitung – Matthias Weilenmann
Projektleitung und Inszenierung – Gian Gianotti
Korrepetition – Martin Derungs
Ausstattung, Kostüme und Grafik – Ruth Schürman
Licht-design – Rolf Derrer, DELUX Zürich
Korrepetition Schlagzeuginstrumentarium – stephan diethelm

 

Besetzung

Barbara Sutter – Aschenbrödel, Mezzo
Luiz Alves da Silva – Prinz, Altus
Annette Labusch – Schwester/Page, Sopran
Eva Oltiványi – Schwester/Page, Sopran
Fiona Powell – Schwester/Page, Sopran
Hubert Saladin – Narr, Tenor
Samuel Zünd – König, Bariton

Peter Haller – Märchen, Schauspieler
Dorothee Kappus – Märchen, Violine

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Mitspielendes Orchester

Matthias Weilenmann – 1. Blockflöte
Martina Joos – Blockflöte
Katharina Lugmayr – Blockflöte
Barbara Nägele – Blockflöte
Friedemann Rabe – Kontrabass
Immanuel Richter – Flügelghorn
Stephan Schmidt – Gitarre

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Eine  theaterforum.ch  – Produktion
©  Martin Derungs und Gian Gianotti, Zürich 1996

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Robert Walser, eine Serigrafie von Heinz Jost, Bern

 

Robert Walser ASCHENBRÖDEL, 1997
ein Verbindungsprojekt von Musik- und Schauspieltheater

Musiktheater nach Leben und Dramolett von Robert Walser.

Für die Figur “das Märchen” wurde die Form des Schauspiels gewählt. Ein Schauspieler verkörperte sie, die gesprochene Stimme wurde gemeinsam mit einer Violinstimme als musikalische Linie behandelt. Die Inszenierung in der grossen Shedhalle (Rote Fabrik Zürich) führte das Raumexperiment des Babel-Projektes radikal weiter.

6 Vorstellungen in Zürich. Eine theaterforum-interne CD Einspielung.

 

 

Der Inhalt
Die Lebens- und Werkkonzeption von Robert Walser steht im Zentrum der Beschäftigung mit dem Thema ASCHENBRÖDEL: “das Dienen, das Dienen-Wollen, Dienen-Müssen und das Dienen-Verweigern” als ideelle und praktische Basis für die Sparten, Personen und Mittel. Die Positionierung von Aschenbrödel in ihrem eigenen Lebenskonzept entspricht in eindrücklicher Weise der Lebenskonzeption von Robert Walser als Gehülfe, als Tanner, als Dichter und Briefeschreiber, als Liebhaber … bis hin in die Gespräche, die er mit Carl Seelig bei den Wanderungen geführt hat.

Robert Walser gestaltet das Grimm-Märchen nach seiner Konzeption neu: Aschenbrödel möchte gar nicht Prinzessin werden. Als Prinzessin wäre es ja nicht mehr Aschenbrödel … bis das Märchen auftritt (eine Kunstfigur von Robert Walser) und ihm nahelegt, dass es gar keine Wahl habe, es, das Märchen wolle es so, und das Publikum und alle würden es von ihm erwarten …  Aschenbrödel überwindet sich, gibt sich geschlagen und opfert sich, dem Märchen zu Diensten.

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Die Textfassung
Robert Walser hat das Dramolett ASCHENBRÖDEL bereits 1900 geschrieben. Inhaltlich und literarisch skizziert er quasi programmatisch seine Lebenskonzeption. Für das Libretto wurde das Dramolett von Gian Gianotti und Martin Derungs nach zeitgenössischen, musikdramatischen Bedürfnissen eingestrichen und in der Szenenfolge umgearbeitet. Die Lebenskonzeption von Robert Walser war dabei eine wichtige Lesart. Obwohl es durchgehend nur aus Originalzitaten aus Robert Walsers Dramolett besteht, ist das Libretto ein neues, eigenständiges, in sich geschlossenes Werk. Wir haben nicht das Dramolett ‘Aschenbrödel’ von Robert Walser realisiert sondern das Musiktheater von mir und Martin Derungs: “Robert Walser ASCHENBRÖDEL”.

Gian Gianotti, Juni 1997

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Der Dank
Stadt Zürich, Kanton Zürich, Pro Helvetia

 

Fotos: stephan diethelm
Fotos: Radu Klinger

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Es wurde eine
CD-Einspielung
des Werkes hergestellt
Textfassung im Booklet

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Der Text:
>>>  Robert Walser ASCHENBRÖDEL,  das Libretto     pdf, 6 Seiten

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GG: … Aschenbrödel kann eine Primadonna sein, meinetwegen … die die Primadonna aber nicht spielen will!
MD: … sie nimmt sich aber doch verdammt wichtig … (lacht) …
GG: … in ihrer Bescheidenheit! Und was war denn Robert Walser, wenn nicht ein erstklassiger Schriftsteller, sprich Träumer (oder sprich auch Primadonna!), der sich zurückbegab in seine Bescheidenheit, und handkehrum von sich sagen konnte: lch bin einer der sieben besten Schriftsteller der Schweiz …
>>>   Martin Derungs, Gian Gianotti und Matthias Weilenmann im Gespräch   von Andreas Müller-Crepon 3.2.97

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Pressestimmen: 

>>>  3 Stichworte für Robert Walser  züri-tip, wit  13.5.94
>>>  Geld für Musiktheater  Tages Anzeiger  24.6.96
>>>  Robert Walser ‘Aschenbrödel’ in der Shedhalle  Bündner Tagblatt, Peter Masüger  6.3.97
>>>  Diener der Träume, ‘Robert Walser Aschenbrödel’ eine Art Oper  APERO Zentralschweiz, Edith Arnold  13.3.97
>>>  ‘… und das bin von Grund ich, eine Träumerin’  Bündner Tagblatt, Andreas Müller-Crepon  13.3.97
>>>  Märchenhafter Robert Walser  ZüriWoche  13.3.97
>>>  “… mit dem Körper die Intervalle, mit dem Ohr die Kontrolle”  Gabriela Kägi im Gespräch mit Barbara Sutter  Notizblatt, Radio DRS2, Musik à la carte  14.3.97
>>>  Der Bündner Gian Gianotti inszeniert Walser ‘Aschenbrödel’ in Zürich  Bündner Zeitung, Reinmmar Wagner  14.3.97
>>>  Von Grund eine Träumerin  bühne, Thomas Meyer  14.3.97
>>>  Sensibel, Bravuröse Gesangssolistin Barbara Sutter als Aschenbrödel  SonntagsZeitung  16.3.97
>>>  Aschenbrödel verweigert sich  Neue Luzerner Zeitung, Fritz Schaub  17.3.97
>>>  Leiser Schrecken  Tages Anzeiger, Thomas Meyer  17.3.97
>>>  Traumspiel in vernetzten (Klang-)Täumen  Bündner Tagblatt, Christian Albrecht  17.3.97
>>>  Zauber der Möglichkeiten  NZZ, P.Mü.  17.3.97
>>>  ‘Aschenbrödel’ als nüchtern sensibles Spiel  Bündner Zeitung, Reinmar Wagner  18.3.97
>>>  Eine Oper nach Walsers ‘Aschenbrödel’  St.Galler Tagblatt, mü  18.3.97
>>>  ‘Denn das Märchen will es so’  Solothurner Zeitung, Eva Kurt  19.3.97
>>>  ‘Robert Walsers Aschenbrödel’ von Derungs Bewegung im opffenen Raum  Basler Zeitung, Sibylle Ehrismann  20.3.97
>>>  Was macht das Märchen, wenn Aschenbrödel nicht will  INFORMATION SZENE, Masueli W. Moser-Ehinger  22.3.97
>>>  Und noch eine Walser-Vertonung  DISSONANZ, Michael Eidenbenz  Mai 1997
>>>  Es sind die Stimmen, die sich nahe kommen, nicht die Figuren  Aargauer Zeitung, Sibylle Ehrismann  18.3.97
>>>  PresseDaten  3.4.97

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Wir trauern um Barbara Sutter, * 20.7.1961  in St. Gallen  † 13.8.2000  in Arlesheim BL
>>>    Nachruf

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Steinmann, NACH AFRIKA

1997     S / E / D / UA

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Plakat: Niklaus Troxler

Rathausbühne Willisau, Produktion Vreni Achermann

Paul Steinmann: nach Afrika.
Musik/Tanz/Theater

 

Rathausbühne Willisau und Gastspielorte
Premiere: 29. Januar 1997, Uraufführung

 

Inszenierung – Gian Gianotti
Ausstattung – Ruth Schürmann

Grafik – Niklaus Troxler
Berater DEZA – Bruno Strebel
Projektleitung – Charlotte Madörin

 

Spiel:
Schweizerin – Vreni Achermann (Schweiz)
Afrikanerin – Lizzy Hammond (Ghana)

Mitspielende Musiker:
Joseph Adeyemi (Nigeria)
Eric Asante (Ghana)
Hans Hassler (Schweiz)


T
echnik:
Christophe Hulmann

 

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nach Afrika.
Musik, Tanz, Theater

nach Afrika. erzählt Geschichten, Visionen und Träume auf mehreren Ebenen, mit unterschiedlichen Formen, mit vielen Klängen, Farben und Bewegungen.

Zu Grunde gelegt ist nach Afrika. die Begegnung zweier Kulturen, die auf den ersten Blick verschiedener nicht sein können: hier Afrika, ein riesiger, unüberbrückbarer Kontinent, da die Schweiz, ein kleines, wohlgeordnetes, graues Land.

nach Afrika. fragt nicht zuerst nach den Unterschieden, fragt nicht nach politischen, wirtschaftlichen, religiösen Andersartigkeiten, sonder  erzählt die Geschichte von Andrea. Die junge Frau folgt ihrem Mann, der in Accra (Ghana) bei einem Schweizer Unternehmen eine weitere Sprosse seiner Karriereleiter erklimmen muss, nach Afrika. Zwar hat Andrea Angst vor dem unbekannten Land, doch auch in der Schweiz kann sie oft nicht schlafen, weil sie einen Druck auf der Brust spürt, wie wenn dort ein Tier liegen würde. Dieses Tier lässt sich aber auch mit der Reise nach Afrika nicht abschütteln. Andrea muss sich dem Tier stellen. in ihrem Kampf wird sie unterstützt von Lizzy, die mit ihren afrikanischen Methoden das Leid der jungen Schweizer Frau angeht. Andrea versucht, die offene, fröhliche, herzliche aber auch ihr sonderbar erscheinende Lebensweise der afrikanischen Menschne zu verstehen, was ihr aber kaum gelingt. Immerhin ist sie entschlossen, dem Druck auf ihrer Brust nachzugehen.

Über die unterschiedlichen  Lebensphilosophien wird nach Afrika. nicht mit vielen Worten nachgedacht. Es finden in nach Afrika. keine Diskussionen über die Unterschiede, die globalen Zusammenhänge, die historischen Fehlleistungen der Kolonisation, die Nachwirkungen des Sklavenhandels usw. statt. nach Afrika. soll statt dessen Räume öffnen für eine Begegnung mit tanzenden, musizierenden, Geschichten erzählenden Menschen aus dem schwarzen Kontinent und der Schweiz. Die Konfrontation, die auf der Bühne stattfindet, soll Stoff genug bieten, um dem Publikum einen eigenen Zugang zum Phänomen “verschiedene Kulturen und doch gemeinsam” zu ermöglichen.

Dadurch, dass die musikalischen und tänzerischen Elemente von Andreas Geschichte zusammengehalten werden, erhalten sie einen Boden, eine Art “Lesehilfe”, die es auch einem ungeübten Publikum ermöglicht, den Grund hinter den konzertanten und tänzerischen Teilen zu erkennen.

nach Afrika.: fünf verschiedene Menschen aus zwei unterschiedlichen Ethnien begegnen sich.

(Paul Steinmann)

 

 

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Die Produktion bedankt sich  bei allen Freunden und Bekannten, die mit ihrem Engagement und Interesse dieses Projekt begleitet haben:
Otto Huber, Helena Chilaule, Ester Adeyemi, Maya Künzler, Mauro Ambühl, Käthi Vögeli, Ursula Berger, Hans Troxler, Ems Troxler, Rita Bieri, Ann Vögtli, Chris Jäckli, Eva Müller

Wir danken für die Unterstützung:
Pro Helvetia, DEZA (Direktion für Entwicklung und Zusammenarbeit), Erziehungs- und Kulturdepartement Kanton Luzern, Stadt Willisau, HEKS, Verein Begegnung 2001, Genossenschaft MIGROS Luzern, Brot für alle, Fastenopfer, Patronatskomitee Willisau, Ida und Albert Flersheim-Stiftung, Schweizerische Flüchtlingshilfe

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Pressestimmen:

>>>  Bilder. Träume. Tanz und Musik, Zeitungsverbund Innerschweiz, Pirmin Bossart  31.1.1997
>>>  Afrika ein Fiebertraum, Willisauer Bote, Stefan Eiholzer  1.2.1997
>>>  nach Afrika. oder die Vertreibuing des Toggalis Vorurteil  INFORMATION SZENE, Hansueli W. Moser-Ehinger  1.2.1997
>>>  Tanzen ist mein Leben, Aargauer Zeitung, by  6.2.1997
>>>  nach Afrika. Tanz, Musik und Theater, Südostschweiz, Bündner Zeitung, pdj  28.6.1997
>>>  Eine Reise nach Afrika und wieder zurück  Zuger Nachrichten, Fränzi Felder  15.9.97
>>>  Besuch des unbekannten Schwarzen Kontinentes  Freiburger Zeitung, Ueli Strasser  22.9.97
>>>  ‘Tanzen ist mein Leben’  Aargauer Zeitung, by  6.2.98
>>>  Die Zähmung des wilden Tiers in dir, Aargauer Zeitung, Andrea Meier  9.6.1998
>>>  Begegnung zweier Kulturen im ‘Ochsen’, Zofinger Tagblatt, amc  9.6.1998

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